Volunia fa bing-o! 
giovedì, 24 maggio, 2012, 01:06 - Generale


Volunia, il chiacchieratissimo motore di ricerca made in italy ideato da Massimo Marchiori, si rinnova introducendo diverse novità tra le quali l’interessante integrazione con Bing, il motore di ricerca di Microsoft. Dopo il debutto in sordina dello scorso febbraio, Volunia ha fatto tesoro delle critiche e dal 18 maggio è online la sua seconda versione, dotata di una nuova interfaccia grafica e rafforzate funzioni di ricerca.

Il primo cambiamento che balza agli occhi è la grafica. Il layout della prima versione che, come ha ammesso Marchiori “Era effettivamente un po’ anni ’80, ora appare più moderno e semplificato. Lo spazio che permette all’utente di gestire il proprio profilo è stato ottimizzato e le funzioni principali unificate in un’unica barra di navigazione dalle dimensioni ridotte. Perfino la scelta cromatica è stata modificata diventando più uniforme e coerente con i colori ufficiali di Volunia: il blu e l’arancione.

La novità più importante della creatura di Marchiori è però, senza dubbio, il rafforzamento delle funzioni di ricerca nel web attraverso l’integrazione con Microsoft Bing. Il problema della scarsità dei risultati di ricerca, lamentato nella prima versione, è stato superato grazie a questo prezioso apporto, col quale è possibile ampliare la possibilità della web research.

La scelta del team di Volunia di stringere questa alleanza strategica è stata recentemente spiegata così: “Abbiamo deciso, pur continuando a portare avanti lo sviluppo del nostro motore, di mettere a vostra disposizione un motore di ricerca primario, per consentirvi di fruire di tutte le funzionalità di Volunia e di tutte le sue potenzialità”

Ciò non significa che sia stata abbandonata l’idea di creare un search engine in grado di essere all’altezza dei colossi del settore.

Per ora l’accesso ai servizi del motore di ricerca è consentito soltanto ai power user, ma per il 14 giugno, giorno del debutto officiale di Volunia, si prevedono altre interessanti novità.

Riuscirà a trasformare l’esperienza delle ricerche online?
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Carrega uma placa que divulga o museu da tortura, parece ele próprio o torturado 
mercoledì, 23 maggio, 2012, 22:09 - Generale

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Facebook agora é 1 energizante a venda no supermercado por R$ 5,98 
mercoledì, 23 maggio, 2012, 22:00 - Generale

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Vivo dá início à Call Parade em São Paulo 
martedì, 22 maggio, 2012, 13:22 - Generale


Ação comunica mudança dos orelhões em virtude da unificação de marcas promovida pela empresa; Top Trends assina a curadoria e execução do projeto, semelhante à Cow Parade.

Depois de ver moldes de vacas espalhados pela cidade em 2005 e 2010, os paulistanos serão alvo da Call Parade, exposição a céu aberto de proposta semelhante, desta vez envolvendo orelhões em vez de vacas (veja algumas das peças abaixo).

Os telefones públicos foram reinterpretados por artistas como forma de a Vivo comunicar a mudança da identidade visual desses aparelhos, que nos próximos meses, serão trocados por versões nas cores laranja, roxo, azul e verde, todas com a logomarca da Vivo.

Ao todo, cem peças serão distribuídas por cinco áreas da cidade: Avenida Paulista, Avenida Faria Lima, Liberdade, Vila Madalena, Paraisópolis e Parque São Jorge – estas duas áreas, na periferia de São Paulo, já são alvo de parceria da Vivo com ONGs locais. Dez artistas de renome escolhidos pela Top Trends, responsável pela curadoria e execução da Call Parade e da Cow Parade no País, e 90 novos talentos foram selecionados para pintar os orelhões.

Além de comunicar a unificação da marca, a ação pretende estimular a boa conservação de orelhões, alvos frequentes de depredação. “Sempre buscamos meios inovadores de comunicação para conscientizar os consumidores sobre temas atuais e importantes para a nossa sociedade”, afirma Christian Gebara, diretor executivo de estratégia, marca e novos negócios da Vivo.

A ação segue nas ruas até 24 de junho e a Vivo ainda não decidiu o que fazer com as peças após esse período. A DPZ assina a tímida campanha em mídia criada para a ação.
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Radio 
martedì, 22 maggio, 2012, 10:22 - Generale

L’altra notte, dopo la scossa di terremoto, la prima cosa che ho fatto, è stato di controllare twitter per capire di cosa si trattasse.
E ovviamente non ero l’unica ad aver avuto questo pensiero. Il giorno dopo sul sito di un grande quotidiano, c’era un grafico di blogmeter (l’auditel del web), che evidenziava il picco di collegamenti e tweet all’ora della prima scossa.
Qualche anno fa probabilmente una cosa del genere non sarebbe mai successa. L’unica fonte attendibile veniva considerata la televisione o, più in generale, i media tradizionali.
C’era molta diffidenza nei confronti di Internet, non lo si considerava abbastanza attendibile.
Il solo pensiero che, meno di vent’anni fa, si pensasse una cosa del genere di Internet in genere e delle news in particolare farà sorridere molti. La consacrazione definitiva dell’importanza e dell’assoluto valore di chi decide di informare solo via web, è la recente assegnazione del premio Pulitzer alla testata on line “The Huffington Post”.
Ma se si prova ad analizzare un po’ meglio il modo in cui radio, televisione e giornali hanno “sfruttato” le potenzialità della rete in maniera costruttiva e non come un boomerang si scoprono grandi differenze.
Il mezzo radiofonico, almeno in Italia, ha sicuramente rispolverato al meglio i propri microfoni, riuscendo, anche tramite i podcast, a raggiungere potenziali nuovi ascoltatori.
Non pensata come operazione pubblicitaria e di marketing, l’invenzione dei podcast, in un certo senso lo è però stata.
La possibilità di ascoltare come, dove e quando si vuole una trasmissione, un dibattito o anche semplicemente un’intervista al proprio cantante preferito ha sposato il primo principio della rete e cioè la sua assoluta democraticità e libertà.
Cosa diversa, a mio avviso, si può dire della televisione che, soprattutto in questi ultimi anni, sembra arrancare nel tentativo vano di recuperare clienti conquistati dal “canto delle sirene” di Internet.
Quello che qualche anno fa veniva considerato un mezzo che diffondeva notizie da controllare e verificare, è diventato un contenitore inesauribile di informazioni cui la televisione attinge a piene mani, diffondendo immagini tratte dai profili facebook, citando tweet (o addirittura inquadrando direttamente il tweet nel servizio in questione), costruendo spesso notizie vuote di significato e piene di citazioni e spunti presi da Internet.
Il ribaltamento di credibilità e di seguito che è avvenuto in questi anni, era assolutamente impensabile fino a qualche anno fa. E devo ammettere che, da fan della radio, il fatto che questo mezzo stia decisamente meglio della televisione, non può che rendermi felice.
Podcast al momento non disponibile per questo post. Ma nella vita, mai dire mai.

Alice Wetzl
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