Possiamo finalmente parlare di un'economia sostenibile? 
lunedì, 14 maggio, 2012, 19:21 - Generale

La prima volta che si cominciò a discutere della possibilità di un’economia sostenibile fu quarant’anni fa durante la Conferenza Onu sull’ambiente umano che si tenne a Stoccolma. Oggi la possibilità di svilupparsi garantendo i bisogni della popolazione senza per questo compromettere quelli delle prossime generazioni, è concreta. Ma il passaggio da un’economia tradizionale a una sostenibile coinvolge e travolge questioni fondamentali. Ad esempio, le fonti energetiche per il pianeta. (cit. Guglielmo Pepe, National Geographic, Maggio 2012)
In “Marketing 3.0”, Philip Kotler scrive: “un certo numero di imprese ha capito di poter trarre vantaggio dal crescente interesse dell’opinione pubblica per il problema ambientale e ha cominciato a commercializzare aggressivamente prodotti e servizi verdi”.
Ho potuto riscontrare la veridicità delle parole di Pepe e Kotler visitando l’edizione 2012 della fiera PLAST 2012 (che si svolge a Milano ogni tre anni). Questa manifestazione è la più grande mostra europea nell’ambito dell’industria delle materie plastiche e della gomma. Innanzitutto l’affluenza: considerata l’attuale congiuntura economica negativa, il numero dei visitatori ha superato le aspettative della maggior parte degli espositori e ha confermato l’importanza di PLAST come appuntamento triennale per gli operatori del settore.
Al PLAST 2012 hanno partecipato oltre 1.500 espositori, provenienti da 58 paesi; mai come in questa edizione ho visto un’attenzione così forte ai problemi dell’ambiente.
Nel padiglione 9 “troneggiava” lo stand della NOVAMONT produttrice del Mater-Bi con cui si fanno i sacchetti per la raccolta differenziata dell’umido ma anche tanti prodotti intelligenti come, ad esempio, i teli di pacciamatura agricola che possono essere lasciati sul terreno e vanno a concimare le zolle.
Molto visitato è stato anche lo stand di API azienda di Mussolente, nel Veneto, che ha creato una bioplastica innovativa, l’“Apinat”, da utilizzare per tantissimi prodotti, dalle suole per calzature alla finta pelle, alle cover per i telefoni.
Infine tante aziende produttrici di macchinari che, probabilmente anche a causa della crisi, invece di presentare nuove macchine per lo stampaggio, hanno mostrato dei macchinari per il riciclo della plastica altamente tecnologici in grado di produrre partendo dal sacchetto di polietilene un nuovo granulo pronto per lo stampaggio!
Insomma si è respirata un’aria di transizione: il passaggio ad un business “verde” che, se effettuato da imprese portatrici di questi valori ha molti vantaggi: la riduzione dei costi, una migliore reputazione dell’azienda ed una maggiore motivazione del personale interno. Non è quindi soltanto un modo per evitare le imbarazzanti accuse degli ambientalisti ma una politica industriale che mette al centro il marketing sostenibile.
Collegato sempre al tema della sostenibilità si può segnalare un’altra iniziativa: questa settimana a Recanati si terrà la decima la edizione del Festival “ECOLOGICAMENTE” che, dal 2002, si propone come punto di riferimento per la promozione di stili di vita e di consumo più sostenibili. È importante infatti proporre ai cittadini nuovi scenari, non solo sensibilizzandoli sui temi e sulla politica ambientale, ma informandoli e rendendoli partecipi di un cambiamento che ci vede tutti protagonisti: dall’uso responsabile dell’acqua alla produzione di meno rifiuti e alla raccolta differenziata, dalle energie alternative ai nuovi prodotti per l’edilizia, dal risparmio energetico in casa alla finanza etica, dalla mobilità sostenibile al progetto “filiera corta”.

Daniele Nalli
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La mejor forma de promocionar unas gafas 
lunedì, 14 maggio, 2012, 09:21 - Guerrilla marketing


Hoy he visto esta magnífica acción de street marketing (o ambient marketing) en el que una marca de gafas ha utilizado los baños de un local para anunciarse de una forma absolutamente original y en mi opinión muy efectiva.

Otra cosa es la identificación que dicha campaña haga con la marca (o lo conocida que sea), pero desde luego seguro que no dejó indiferente a ninguno de los que allí se vieron reflejados.
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Panasonic nose hair trimmer 
lunedì, 14 maggio, 2012, 01:10 - Guerrilla marketing


Billboards built around actual electric wires and poles to amusingly yet convincingly dramatize the need for the Panasonic nose hair trimmer’s safety cutting system.

Advertising Agency: Saatchi & Saatchi Indonesia
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Pet brands 
lunedì, 14 maggio, 2012, 00:47 - Generale

Pet è la parola inglese che indica un animale da compagnia. Ultimamente, tuttavia, la definizione si è estesa fino ada arrivare a comprendere qualunque tipo di oggetto che dia o richieda una relazione emotiva con il suo proprietario.
Il marchio è invece l'identità con la quale si commercializza un prodotto, il che non sta a significare necessariamente che questa lo realizzi o lo fabbrichi; al contrario gli conferisce visibilità sul mercato e lo differenzia da altri prodotti simili.
Un pet brand è dunque un marchio inteso come elemento emotivo e perciò privo di qualunque funzione economica.
I pet brand hanno molta visibilità, e a crearli sono solitamente importanti professionisti o personaggi famosi. Siamo quindi di fronte a uno scenario in cui la professione diventa un passatempo e il business è inteso come svago.
Il valore di questo tipo di marchi, soprattutto in questo momento storico in cui internet e il mercato globale promuovono la standardizzazione e la globalizzazione, diventa dunque molto specifico e personale.
Nel campo delle coltivazioni biodinamiche si può citare l’esempio del designer Alberto Alessi che, nella sua vigna è passato, nel giro di 30 anni, da una produzione di 300 bottiglie di vino bianco a un numero decisamente più consistente.
Passando dal mondo del design a quello della musica, l’esempio più eclatante è quello di Sting che, nel proprio agriturismo toscano, produce prodotti al 100% biologici coltivati direttamente da lui, che ama definirsi un contadino rock.
Anche Mick Hucknall, cantante dei Simply Red, si è lanciato nel mondo della produzione di vini, specializzandosi in un Nero d'Avola e in un Etna Rosso.
Esistono tanti altri casi di pet brand, ma il tratto comune di tutti questi produttori è uno: mettere in piedi attività professionali solo per divertimento.
I pet brands sono il futuro dei beni alimentari di qualità anche se rappresentano solo un mercato di nicchia. Economicamente parlando non generano un ricavo diretto o comunque non assicurano un ampio margine di guadagno, ma il beneficio è da contestualizzare, eventualmente, nell'ambito dei crossmedia. E' l'industria alimentare della nuova economia, quella post-crisi. Un'economia d'autore che promuove le diversità e rompe una serie di tabù del mondo del commercio, ridefinendo al tempo stesso il concetto di business. Un nuovo business di imprenditori che si divertono lavorando e marchi da coccolare come morbidi animaletti domestici.

Rocco Francesco Piserà
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Not just a bottle 
domenica, 13 maggio, 2012, 23:48 - Generale


A kick-ass arrangement of three sparkling Ursus beer bottle necks :P

I actually rarely drink beer but could not resist to share this cheeky beer :P

It is most probably fan-made and features the Romanian brewery brand Ursus, which is Latin for beer.

Cheers!
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