Guida alla brand page strategy su Facebook e Google+ 
giovedì, 21 giugno, 2012, 07:43 - Social networks


Quale social network proporre ad un cliente che vuole creare e consolidare la propria social media presence? Meglio una brand page su Facebook o su Google+?

Google+ arranca nonostante aver raggiunto la soglia rispettabilissima di circa 170 milioni di utenti in un anno, di cui 100 utenti attivi. Ironicamente c’è chi da il merito a Google di aver offerto a Facebook la possibilità di mantenere il proprio design “fresco” lanciando le Timeline:

I do like the Google+ interface and I am sure it had a significant impact on keeping Facebook fresh with its new “Timeline” design rollout and evolution.[Jeff Bullas blog]

Il vero problema di Google+ è l’engagement?

Personalmente continuo a postare contenuto relativo a questo blog su Google+ solo appunto perché si tratta di Google, e quindi c’è sempre la speranza che estragga un coniglio dal cilindro da un momento all’altro, ma devo dire che contrariamente a quanto affermato ad esempio da Shareaholic nell’ultimo suo report sul Referral Traffic, Google+ ci porta quasi il triplo delle visite di Pinterest.

Ma se il traffico può essere considerato soddisfacente non si può dire lo stesso della partecipazione. Ecco cosa scrive Davide Pozzi del Tagliablog, riprendendo l’analisi condotta RJMetrics relativi all’engagment di Google+:

- mediamente un post ottiene meno di un +1, meno di una risposta e meno di una ri-condivisione.
- il 30% degli utenti che fa un post pubblico, non ne fa mai un secondo. Anche dopo aver fatto 5 post, c’è una probabilità del 15% che l’utente non pubblichi più nulla.
- fra gli utenti che scrivono post pubblici, c’è una media di 12 giorni fra un post e l’altro.
- uno “studio longitudinale” (cohort analysis) rivela che, quando l’utente fa un post pubblico, il numero medio di post pubblici che farà nei mesi successivi cala in modo costante. Questo trend è stato confermato in più studi ripetuti nel tempo.

Facebook is brand friendly

Facebook palesa una natura commerciale più aperta rispetto a Google+. Infatti, su quest’ultimo le brand page più celebri appartengono a marchi come Android, Mashable e Chrome, evidentemente più in linea con la natura dei Google+ user individuato nell’infografica in basso. Su Facebook invece i brand abbracciano più settori merceologici, inquadrandolo quindi come piattaforma di riferimento per chi vuole lanciare un prodotto destinato al consumo di massa. Coca Cola, Disney e Starbucks sono i top brand.

Inizia ad essere una perdita di tempo curare una brand page su Google+?

Domanda legittima. La risposta più dai numeri, in questo caso mi sento di poterla dare su base esperienziale. Da quando è nato Google+ un anno fa, non ho mai ricevuto una mail, una richiesta di qualsiasi tipo, da parte di un cliente che chiedesse di essere presente anche sul social network property di Google. Cosa che invece non è successo per Pinterest, che in pochi mesi ha fatto piovere richieste in questo senso. C’è da dire inoltre, che neanche da parte di noi strategist è mai partita la proposta di utilizzare Google+ come hub principale per il lancio di una campagna, o semplicemente un contest. Per Twitter e Pinterest invece anche in questo caso le cose sono andate diversamente, tanto da avere la possibilità di parlarne su questo blog con post di notevole successo.

Tempi duri per Google+ insomma. Ma per quanto tempo ancora?
  |  [ 0 trackbacks ]   |  permalink
Playboy, o prazer em suas maos, da Neogama - peças impressas - tinha visto isso? 
mercoledì, 20 giugno, 2012, 06:59 - Generale


Da Neogama para a Playboy. Tao bom que chega a ser melhor que a revista, nao é? Tambem tem 1 filme.
  |  [ 0 trackbacks ]   |  permalink
Skype? Gratis, ma in cambio dei tuoi dati 
mercoledì, 20 giugno, 2012, 06:46 - Generale


Dopo aver trasmesso per la prima volta lo scorso anno un annuncio pubblicitario, Skype ha deciso di continuare sulla strada dell’advertising e ha aggiunto alle videochiamate dei brevi spot.

Questa nuova formula pubblicitaria chiamata “Conversation Ads” prevede non solo i comuni banner display ma anche veri e propri spazi pubblicitari a lato del box per la videochiamata. Gli annunci appaiono solo su client Windows e vengono visualizzati unicamente dagli utenti che non dispongono di credito Skype.

L’obbiettivo del più grande servizio VoIP del mondo è quello di monetizzare il vastissimo numero di clienti che effettuano chiamate gratis.

Le Conversation Ads offrono un’esperienza pubblicitaria personalizzata e localizzata. Gli annunci vengono visualizzati in base ai dati dell’utente come la collocazione geografica, l’età, il sesso, gli interessi.

Mentre effettuano una chiamata, i clienti Skype vedono comparire dei contenuti attraenti e familiari che possono facilmente innescare nuove conversazioni e generare un immediato passaparola nella propria cerchia di amici.

La frase continuamente ripetuta dell’azienda “Ti diamo qualcosa senza nulla in cambio!” Non risponde più a verità, dal momento che l’utente paga l’eccellente servizio telefonico con i suoi dati personali.

Questo tipo di pubblicità offre ai brand e alle aziende l’occasione unica di far parte della Skype experience, ovvero un’avventura emozionante che permette a milioni di persone in tutto il mondo di sentirsi ogni giorno più vicini ai propri familiari ed amici lontani.

La nuova formula pubblicitaria raggiunge circa 41 milioni di utenti, il 65% dei quali hanno un’età compresa tra i 18 e i 49 anni. Questo enorme bacino d’utenza garantirà il successo della trasformazione del servizio VoIP universalmente considerato libero dalla pubblicità?

Come spiega Stefano Quintarelli, esperto di web e telecomunicazioni l’introduzione delle Conversation Ads “E’ il primo grande esempio di una trasformazione: un business tradizionale come quello della telefonia che cerca di sorreggersi con la pubblicità”

Gli utenti Skype apprezzeranno questo inedito cambio di rotta?
  |  [ 0 trackbacks ]   |  permalink
Adidas terá centro criativo no Brasil 
mercoledì, 20 giugno, 2012, 00:40 - Generale


Em iniciativa inédita nos seus quase 40 anos de história no Brasil, a Adidas lançou no final de semana sua primeira campanha especialmente criada para o mercado nacional. Com assinatura da Lew’Lara/TBWA, as peças promovem a chuteira Predator.

A mudança de atitude acontece no exato momento em que a filial brasileira deixa de responder para o escritório panamenho da companhia, que concentra as decisões sobre o mercado hispânico, e passará a resolver suas demandas diretamente com a sede da empresa, na Alemanha.

“A mudança está exatamente aí. Deixamos de responder para uma regional e falamos diretamente com a diretoria global. As nossas demandas e necessidades ficam mais específicas e mais próximas”, explica Diogo Guimarães, marketing brand manager da companhia desde março deste ano. O executivo estará à frente de duas áreas da empresa, englobando os setores de performance e estilo, até então totalmente independentes.

Outra importante novidade será a inauguração de um centro de criação em São Paulo, específico para o consumidor brasileiro. “A ideia é termos designers, criativos, caçadores de tendências, por exemplo, para criar linhas próprias para o Brasil. Para a diretoria global, isso era difícil de entender. Agora a gente consegue convencê-los de uma forma mais fácil”, explica Guimarães. Para ele, o País possui um consumidor diferenciado se comparado ao resto do mundo. “Somos ultraconectados, extremamente atuantes dentro das redes sociais e isso requer um tratamento adequado. Precisamos de produtos mais aderentes ao nosso consumidor”, reforça.

Com a marca olhando de forma diferente para o País, os executivos nacionais conseguiram convencer que o Brasil merecia uma campanha publicitária específica — seguindo o mesmo estilo criativo da ação global, mas com a presença de atletas nacionais. “A proposta do filme é a mesma, mas precisávamos ter as estrelas locais. Este é um exemplo palpável que traduz a nova eficiência na comunicação. Vamos seguir as diretrizes da marca global, mas com uma cara mais brasileira”, conta o executivo.

A campanha que divulga a nova chuteira Predator terá a presença dos jogadores Kaká (Real Madrid), Oscar (Internacional), Vagner Love (Flamengo), Jádson (São Paulo), Marcos Assunção (Palmeiras) e Victor (Grêmio). Além da produção que estará nos canais de TV aberta e a cabo, outros filmes serão divulgados via redes sociais até o mês de agosto. Nos campos da primeira divisão do futebol nacional, serão 92 atletas, de doze clubes, usando a chuteira.
  |  [ 0 trackbacks ]   |  permalink
Brasil chega a 36 Leões em Cannes 
martedì, 19 giugno, 2012, 23:16 - Generale


CANNES - O Brasil já soma 36 Leões no Cannes Lions Festival Internacional de Criatividade, evento que tem o Estadão como representante oficial no Brasil. O resultado foi especialmente forte na categoria Outdoor, na qual o País recebeu um total de 16 Leões na categoria Outdoor, com ouros para Giovanni+DraftFcb, Ogilvy e Age Isobar.

Embora os trabalhos brasileiros tenham ficado de fora da premiação de Creative Effectiveness, que mede o resultado econômicos dos trabalhos e só premiou seis trabalhos em todo o mundo, o País também foi lembrado nas áreas de Mobile Lions (três Leões, incluindo um de ouro para a AlmapBBDO) e em Media Lions (quatro bronzes). Ao todo, o Brasil levou 23 Leões ontem, que se somaram às 13 premiações de segunda-feira.

O trabalho da Giovanni+DraftFcb para as câmeras da JVC, que recebeu dois Leões de ouro, chegou a ser considerado para o Grand Prix em outdoor, segundo contaram jurados ao Estado, mas o prêmio acabou dividido entre uma campanha da Mercedez-Benz (Alemanha) e da Coca-Cola (China).

Para o presidente da Giovanni+DraftFcb, Aurélio Lopes, a campanha da JVC representou uma oportunidade para a agência trabalhar um produto cuja proposta de valor se baseava em suas qualidades técnicas, e não no preço. Isso permitiu que a ação se baseasse em características reais da câmera.

"Trata-se de uma ideia simples. A intenção dos anúncios foi mostrar que era possível tirar 130 fotos consecutivas", explica Lopes. "A ideia foi mostrar que é possível ver a vida de diferentes ângulos, para escolher o melhor deles depois."

Os outros ouros na categoria foram para a Ogilvy, pelo anúncio do relançamento da revista Forbes no Brasil, e para a Age Isobar, pelo trabalho para a Camp Néctar. A Giovanni levou ainda um Leão de prata pela campanha do Liquid Paper, da Paper Mate.

Os 11 Leões de bronze foram para Ogilvy (três premiações, para Claro, Hellmann's e Sprite), DM9DDB (C&A), Young & Rubicam (Café Bonogrão e Goodyear), Talent (Santher e Go Outside Magazine), Leo Burnett Tailor Made (Fiat), Lua (Kiss FM) e AlmapBBDO (Getty Images).

Celular. Em Mobile Lions, a campanha da AlmapBBDO para a Bradesco Seguros ficou com o Leão de Ouro, enquanto a Ogilvy levou um bronze para uma campanha para a Coca-Cola e a Globo Comunicação e Participações foi premiada com um bronze pela iniciativa relativa ao quadro Medida Certa, do Fantástico.

Na categoria Media Lions, foram quatro Leões de bronze para Loducca (Peugeot), Y&R (Santa Casa e Telefônica) e DM9DDB (C&A). Segundo Gustavo Gaion, vice-presidente de mídia da Y&R e jurado da categoria, o julgamento da categoria leva em conta principalmente resultados econômicos.

Segundo ele, o País poderia ter se saído melhor caso as agências tivessem se esmerado mais no processo de inscrição de trabalhos. "É preciso trabalhar junto com o cliente para mostrar o impacto de uma ação no dia a dia do negócio. 70% dessa categoria se concentra nesse resultado final", explica.

Jurado de Creative Effectiveness, o diretor de publicidade e marketing da Fiat, João Ciaco, também defendeu uma visão mais global e pragmática dos casos apresentados. "O vencedor na categoria (uma peça britânica para o desodorante Axe, da Unilever) mostrou muito bem todas as fases do processo."
  |  [ 0 trackbacks ]   |  permalink

Indietro Altre notizie